Il nuovo Vescovo, visto da vicino
Abbiamo conosciuto il nostro nuovo Vescovo Renato prima dalla stampa e dalla televisione quando ci è stato presentato la prima volta il mercoledì delle ceneri. Poi quando è stato consacrato Vescovo nella Cattedrale di Padova domenica 10 aprile. Poi alcuni di noi l’hanno incontrato di persona due settimane dopo quando ha iniziato il suo ministero a Belluno nella cattedrale della diocesi di S. Martino. Ha avuto poi la gentilezza di incontrarci e di salutarci domenica 1° maggio quando la nostra zona pastorale (Cadore, Ampezzo e Comelico) ha scelto di svolgere il tradizionale Pellegrinaggio mariano passando per la Porta Santa della Cattedrale dedicata anche alla Madonna Assunta. Infine ha incontrato i parrocchiani di Lozzo nel tardo pomeriggio e alla sera di giovedì 30 giugno: prima i ragazzi del Grest, poi gli anziani della Casa di riposo, poi i fedeli intervenuti alla Messa feriale e infine, dopo cena, incontrando i collaboratori e altri parrocchiani riuniti in sala parrocchiale. Verrà ancora tra di noi per la Festa del Santo Patrono, S. Lorenzo, mercoledì 10 agosto per presiedere la S.Messa solenne. Sono tutte occasioni per conoscerlo, per farci conoscere e per iniziare a camminare e a lavorare insieme. E intanto leggeremo insieme e discuteremo il programma pastorale che ci ha proposto nei primi giorni di luglio.
Di seguito pubblichiamo quanto una nostra parrocchiana ha scritto sul settimanale ‘l’amico del popolo’ n° 27 del 7 luglio 2016 sull’incontro del 30 giugno.
Il primo incontro con il nuovo Vescovo a Lozzo
Era stato annunciato in parrocchia come un incontro informale e proprio così si è svolto. La presenza del nuovo vescovo a Lozzo di Cadore giovedì 30 giugno ha avuto tutto il carattere di un incontro fra pari.
E’ pur vero tuttavia che l'incontro non si è avuto in una occasione speciale come la celebrazione della Cresima, tuttavia lo sviluppo dell'incontro ha stupito molti.
Il parroco don Osvaldo Belli aveva anticipato che questo era il desiderio di monsignor Renato Marangoni. Da questi incontri il novello Vescovo vuole acquisire una più esatta conoscenza della propria diocesi, dei problemi e delle “preziosità» umane che la compongono. L'inusuale incontro ha visto don Osvaldo Belli, nel difficile ruolo di cronista della sua parrocchia, realtà certamente non grande, ma che presenta - accanto alle purtroppo note problematicità della montagna quali la denatalità, l'emigrazione giovanile sempre più massiccia - una grande tradizione religiosa.
Un merito che va attribuito in primis agli ultimi sacerdoti che pur fra mille difficoltà (e forse tanto critiche) hanno dato un'impronta definita e precisa alla comunità.
Accanto alla triste assenza di un numero elevato di giovani e di giovani famiglie, la parrocchia riesce ad avere una sua vivacità e ricchezza di iniziative. La parrocchia ha la bellezza di tre cori, un gruppo missionario, un insieme di catechiste attive anche nelle animazioni delle messe, un gruppo organizzativo del Grest che riesce a coinvolgere bambini, giovani animatori e adulti, una Casa di soggiorno per anziani gestita da benemerite suore. Altri gruppi collegati (o non) direttamente all'ambito religiose non fanno mancare Moro contributo in caso di necessità. La situazione economica della parrocchia è sostenuta dalla presenza di alcuni lasciti e alcuni lavori andranno fatti nel prossimo futuro (l'edificio della chiesa di Loreto, il piano inferiore della canonica). Il Vescovo, intervenendo, ha sollecitato il pubblico - costituito in gran parte da persone che collaborano in parrocchia - con alcune domande che volevano cogliere la situazione e ipotizzare il futuro. Un futuro che è fatto di grandi cambiamenti dovuti al variare dei tempi. Un brivido tuttavia ha percorso la schiena di molti quando la logica della carenza delle vocazioni si è fatta più chiara. Gli interventi successivi del pubblico ne sono stati la rapida in difesa della presenza "h24" di un sacerdote. Si è citata a tal proposito l'immagine della comunità proposta da un sacerdote (don Christian Mosca) dopo l'improvvisa dipartita di don Elio Cesco, un formicaio smosso ove le formiche impazzite corrono in tutte le direzioni.
Pur tranquillizzando, il Vescovo Renato ha sollecitato a potenziare e valorizzare le positività della comunità che va vista come un insieme in movimento non in modo settoriale.
Il volto della parrocchia dipende da tutti. Il fulcro non è il solo prete ma la comunità alla quale il parroco dà il suo contributo. Una comunità nella quale le sue potenzialità positive vanno potenziate e mentre deve aprirsi anche a un territorio più grande. Davanti alla tristezza dei numeri (nati, partecipanti alle Sante Messe e ricambi generazionali nelle associazioni) monsignor Marangoni ha sollecitato, ricordando che ora si vive di un cristianesimo di scelta non più di tradizionale obbligo, è guardare la realtà in versione positiva. E se i giovani si allontanano, a opportuno chiedersi se non sia per caso la comunità a essersi separata da loro e dalle difficoltà». Lo sforzo auspicato dal Vescovo è quello di ricercare la gioia dello stare insieme come comunità, confidando che questa gioia risulti contagiosa per tutti, giovani e giovani famiglie innanzitutto. C.L.