Parroco Don Osvaldo Belli - osvaldobellitiscali.it

In memoria “Pietro vai, fidati di me!”

Nella notte tra il 4 e il 5 dicembre a Tolmezzo ha reso l’anima a Dio il nostro Vescovo emerito, poi Arcivescovo di Udine, Mons. Pietro Brollo. Aveva compiuto la domenica precedente 86 anni. In nemmeno 5 anni aveva lasciato un segno nella nostra Diocesi e in particolare in Cadore volendo entrare nella sua nuova diocesi per la strada dei Patriarchi, la Mauria: don Sesto aveva commentato: un Vescovo che indossa gli scarponi da montanaro. I suoi funerali si sono svolti sabato 7 dicembre nella Cattedrale di Udine dopo che i giorni prima la sua Carnia lo aveva vegliato nel Duomo di Tolmezzo. A Belluno la Messa della Diocesi di Belluno-Feltre in suo suffragio sabato 14 dicembre. A Lozzo pregheremo per lui alla Messa ‘Grande’ di domenica 15 dicembre, 3^ d’Avvento. Tanti hanno parlato di lui in questi giorni, tanti potrebbero testimoniare di lui, anche qui a Lozzo dove aveva tuttora tanti amici che tante volte è venuto ad incontrare regolarmente e a visitarne qualcuno all’ospedale.

Poi ricordiamo tanti la Solenne Celebrazione, presieduta da lui circondato da tanti sacerdoti, per la Dedicazione-Consacrazione della nostra nuova Chiesa parrocchiale, dedicata alla Madonna del Rosario, dopo gli ultimi lavori per l’area presbiterale con l’altare, l’ambone, la sede e il nuovo Fonte Battesimale. Era sabato 7 ottobre, Festa della Madonna del Rosario, Anno Santo 2000. L’impressione che proviamo tutti quanti è che scompare uno di famiglia perché ci faceva sentire tutti importanti, quando ci incontrava era solo per noi. Personalmente l’avevo incontrato i primi anni novanta quando il salesiano don Corrado Carbogno l’aveva portato a sciare sulle piste di Padola, quando era ancora Vescovo ausiliare di Udine. Poi l’ho trovato al suo ingresso a Belluno e poi quando dovette presiedere al primo funerale di un suo prete, don Avio De Zolt, amico e compaesano di don Elio, nel marzo 1996, mercoledì santo. Poi fu a Pieve di Cadore per accogliere Papa Woytila, S. Giovanni Paolo II, per l’Angelus dal Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore e poi a Lorenzago in autunno per festeggiare il Giubileo di due preti cadorini, i 40 anni di don Angelo Cella e i 60 del parroco don Sesto Da Pra. Non posso dimenticare lo stupore sul suo viso quando un parroco gli aveva risposto bruscamente a una sua battuta. Ogni volta che mi incontrava mi canzonava ricordandomi quando per mandarmi a Lorenzago e a Pelos mi aveva blandito con la frase: “Se torna il Papa abbiamo bisogno di una persona adatta che lo possa accogliere degnamente!”. Difatti, Giovanni Paolo II non è più ritornato e per Benedetto XVI era troppo tardi. Non mancava mai di mandarmi i suoi saluti per mezzo degli amici comuni e una volta che gli avevo detto di essere stato a un funerale a Forni di Sopra e di averne conosciuto il Parroco mi aveva rimproverato: “Perché non l’hai salutato per me?”. Dispiace che tanti giovani, quelli nati dopo la fine del secolo scorso non lo abbiano potuto incontrare né conoscere. La mia speranza è che la Madonna Immacolata apparsa a Lourdes, dove il Vescovo Pietro ha avuto il primo infarto, l’abbia accolto tra le sue braccia e l’abbia accompagnato con Gesù, Giuseppe e l’apostolo Pietro, fino al Padre eterno; eravamo proprio nella Novena dell’Immacolata. “In verbo tuo laxabo rete” era scritto sotto il suo stemma episcopale. E “Pietro vai! Fidati di me” era il canto che i giovani di Tolmezzo hanno intonato alla fine della Veglia funebre di venerdì 6 dicembre. Se avesse potuto rispondere, avrebbe detto forte: “Ma Signore, cosa dici? Io mi sono sempre fidato di te.”.